17 ÷ 20 ottobre 2019 - Il Sessantennale della Stelletta
RICORDARE

di Nicola Canarile

Ricordare equivale a riportare alla memoria e rivivere emozioni e momenti belli e meno belli della propria vita.
Da ottuagenari però si può ancora essere protesi verso il futuro. Se si progettano viaggi, si organizzano incontri, si programmano eventi e si pianifica ancora … senza porsi limiti.
È proprio quello a cui ancora potrebbe aspirare ciascuno di noi, a dispetto degli acciacchi e delle limitazioni dell’età.
Le emozioni più vere sono quelle di quando si riporta alla mente il passato con i ricordi che arrivano come gli spezzoni di un filmato.
Ricordare è anche rivivere la propria vita con chi ha condiviso gran parte degli anni trascorsi. Ognuno di noi, al di là degli affetti famigliari ( già cosa impegnativa e sacra di per sé), ha coltivato e mantenuto legami di preziose amicizie che trascendono il tempo e lo spazio, proprio perché sono divenute parte integrante della propria esistenza.
Personalmente, forse perché trascinato dagli eventi, sono divenuto, mio malgrado, elemento di amalgama sia per i componenti del mio Corso di Accademia Militare, sia per quelli del Corso Piloti dell’Esercito, nonché per i soci romani dell’Associazione Granatieri.
E così, nonostante siano trascorsi ben 62 anni dal fatidico ingresso nell’austero palazzo ducale di Modena, sono e siamo ancora protesi verso piacevoli incontri per il desiderio comune di essere presenti.
Ogni incontro diviene sempre più coinvolgente perché, al contrario di quanto avviene comunemente, più il tempo passa, più diventano stretti i legami di amicizia, a dispetto degli anni e delle distanze geografiche che ci separano.
Di certo i quattro anni trascorsi insieme, in ambienti di formazione unici nel loro genere, hanno forgiato e mantenuto vivo il valore ed il calore di una sentita amicizia divenuta duratura nel tempo.
Ci siamo di nuovo incontrati di recente nella “nostra” Torino lasciata nel 1961, centenario della Unità d’Italia.
La città si è ripresentata a noi ancora bella come una signora nel colmo della sua matura bellezza. Era proprio la città nella quale abbiamo convissuto per ben due anni e che vedemmo vestita a festa e imbandierata all’inverosimile in un tripudio di eventi (soprattutto militari) in quel primo centenario della nostra unità di Italiani.
E Torino fu anche la città nella quale “esplose” al libertà d’azione di ciascuno di noi, giovani Sottotenenti, dopo i due anni di formazione alla rigida disciplina in Accademia.
Fu proprio Torino che coinvolse tanti di noi negli affetti più cari e duraturi, suggellati dalla sacra promessa di un amore per la vita.
Altri raduni istituzionali, a cadenza decennale, hanno segnato le tappe fondamentali della nostra vita militare per oltre sessant’anni.
E allora ricordare è stato bello perché ha riportato alla mente tutte le sensazioni provate, le tante persone incontrate, soprattutto quelle a noi legate da un più forte vincolo di amicizia.
Ricordare è stato gioire allo stesso tempo per tutto quello che di bello siamo riusciti a realizzare, anno dopo anno, ha significato rituffarsi nei verdi anni e nell’età matura.
Ha significato anche richiamare alla mente non solo i momenti lieti ma anche quelli in cui abbiamo dovuto affrontare ostacoli e prove che sembravano insormontabili e che invece abbiamo accettate e superate.
Al presente, soffermandoci un attimo a pensare, forse l’unico rimpianto resta quello di aver trascurato un po’ le nostre famiglie perché troppo presi dall’alto senso del dovere verso l’Istituzione in cui abbiamo creduto ed operato.
Questo perché ci è stato affidato nel tempo un capitale prezioso, più prezioso dell’oro: il capitale umano di schiere di giovani provenienti dalle più disparate realtà sociali, a cui abbiamo dedicato gran parte della nostra vita.
Non solo nell’addestrarli ma, soprattutto, nell’educarli e formarli al ruolo di cittadini onesti e consapevoli.
Tutto questo è arrivato ad essere parte del bagaglio della nostra vita e possiamo ben dire che abbiamo contribuito in parte all’evoluzione sociale ed al progresso civile della nostra società in un periodo di grandi tensioni e cambiamenti epocali.
Ci resta ora il compito di consegnare ai nostri nipoti quegli irrinunciabili valori in cui abbiamo sempre creduto: non è poca cosa perché lasciando loro testimonianze concrete di modelli di vita, contribuiremo a formare le loro coscienze.
Quindi ricordare, sì ricordare è importante, e che i nostri ricordi, possano non sciogliersi nei sentimentalismi, ma possano concretizzarsi in testimonianze che parlino al cuore ed alla mente delle nuove generazioni.