Ricordo

Personaggi: I commissari del 14° Corso, i Cap. Duranti e Ricci, il Ten. Scalzo e il Capo Sc. De Gennaro






Ricordo un'alba gelata, la prima alba d'Accademia dove in maglietta bianca e pantaloncini blu io, africano di Sicilia, sfidavo nella ginnastica mattutina le fredde brume del nord, in un verginale contatto sportivo di imprevista spartanità.
Ricordo in aula i banchi a scalare simili a quelli universitari, ma resi più duri dall'insofferenza per lo studio di "strane" materie (tiro, topografia) mille miglia lontane dalla cultura scolastica di base dall'amabile sapore giuridico-umanista, rispetto a quello più aspro dei numeri.
Ricordo il primo voto in "tiro": 15 (trentesimi). "Un quindici natalizio!" sentenziò con ironica svirgolatura delle labbra il docente Capitano Duranti. Fu la crisi.
Ricordo la voglia prepotente di gettare la spugna durante le vacanze natalizie. Ma passò presto e subentrò il gusto per gli sketch.
Ricordo Ferrante alle prese con il riordino mattutino del letto nella perenne ricerca architettonica del "cubo michelangiolesco" (come amava definirlo), operazione che precedeva la dotta lezione offerta in camerata “quisque de populo” sulla più funzionale utilizzazione dei foglietti di carta igienica.
Ricordo ancora il suo gagliardo russare e l'illuminata espressione di trionfo quando scoprì in topografia i misteri dell'"omega".
Ricordo una mensa che chiudevamo sempre con salutare appetito e lo studiato distacco nello "scegliere" dal vassoio la solita melina "abbondanza".
Ricordo al maneggio un piccolo De Albentis con un enorme cavallo ed un enorme Sassaroli con un cavalluccio quasi marino.
Ricordo l'olimpionico tuffo di La Bua nel mare di segatura e la sua grazia nella scherma. Ricordo l'elegante "scafato" Sardiello e la sua sicurezza agli esami di "armi". Ricordo i bonari brontolii di Cerri già conoscitore dell'ambiente.
Ricordo le slittate di Cadelo negli energici "attenti".
Ricordo LUI, lui che nelle fugaci sieste serenamente sdraiato, leggeva "il Consiglio di Stato"; che, chino sotto un pesante casco di banane, stipava il suo armadietto fornitissimo di leccornie; che, con spiritose audaci allusioni, accarezzava ammiccante i "similcapezzoli": di una gruccia di gomma; che sorrideva sempre, che sapeva tutto, che collezionava "30" e "cifre d'onore", LUI il Capo dei Commissari: Peppino Palumbi.
Ricordo infine:
- il tratto aristocratico e soft del Capo scelto Di Gennaro;
- il cervellone da computer ante litteram del Capo Corso ZOLDAN;
- l'apparente severità del Comandante di Plotone Ten. Scalzo, protettore "a vista" dei suoi Commissari e Carabinieri dalle goliardiche aggressioni degli "anziani";
- l'alta scuola di stile e signorilità del Comandante di Compagnia Capitano Ricci.