Quota 24

Personaggi: Giancarlo ed il Ten. Villafiorita





Il Villafiorita aveva programmato una marcia in montagna, in tenuta da combattimento, con garand e zainetto in spalla, per un addestramento in bianco, in quota, ai mortai.
Aveva inoltre disposto per la scomposizione dei mortai da 81 nelle parti someggiabili. Quella volta la "volpe dei Casoni" aveva deciso, simulando un esercizio in condizioni estreme, che le parti dell'arma, normalmente sistemate sui muli, dovevano essere trasportate dagli Allievi del suo plotone (4°). Di buon grado, iniziammo l'escursione inerpicandoci per sentieri impervi e mulattiere polverose appena tracciate. Niente soste
Erano trascorse circa tre ore dalla partenza e si doveva raggiungere quota 24.
Mancava poco alla vetta, era circa mezzogiorno, in pieno agosto ed il sole picchiava allo zenit.. Giancarlo era allo stremo delle forze, trasportava la piastra di appoggio di uno dei mortai da circa un'ora (era il suo turno). Gli spuntoni di appoggio premevano sulla sua schiena. Il sudore grondava a grosse gocce sul suo volto, inondava completamente la camicia, i pantaloni, i calzettoni. Camminavamo in fila indiana e seguivo Giancarlo a breve distanza. Improvvisamente il ragazzo si arrestò, lanciò un urlo animalesco seguito da una serie di imprecazioni strozzate. Sollevò la piastra del mortaio e la scaraventò con tutte le sue forze residue sul terreno pietroso. Si accasciò al suolo spargendo disordinatamente nelle vicinanze zainetto, cinturone e arma individuale, sdraiandosi completamente supino, con le braccia aperte, gli occhi vitrei rivolti al cielo terso.
Il Villa che seguiva in coda, con passo agile ed elegante, anche grazie agli stivaletti leggerissimi di camoscio fuori ordinanza, risalì rapidamente la fila e avvicinandosi al ragazzo, incurante delle sue condizioni, gli urlò con voce imperiosa: "Si alzi immediatamente, riprenda attrezzature, arma e piastra e prosegua, altrimenti le do due in attitudine militare!".
Mentre il Villa si allontanava verso la testa del plotone, ci avvicinammo a Giancarlo, gli demmo da bere e lo aiutammo a rialzarsi ed a raccogliere le sue cose. Giancarlo riprese il cammino, in silenzio, trasportando con rinnovate energie la sua piastra.
Le gocce di sudore che scivolavano sul suo volto si mescolavano a grosse lacrime.
Raggiungemmo la radura a quota 24 dopo pochi minuti.