A CAVALLOO!!!!
(Ricordi del 1° giorno di servizio al Reggimento)

Giugno 1962.
Dopo i fatidici quattro anni di Modena e Torino, il periodo presso la Scuola Truppe Corazzate e i bellissimi mesi trascorsi a Passo Corese per il Corso di Perfezionamento in Equitazione, eccomi al Reggimento Lancieri di Aosta (6°) in Reggio Emilia con i rossi colori sul bavero.
Assegnato allo Squadrone Carri del III Gruppo, apprendo dal Comandante Colonnello Ruggiero., in occasione della visita di presentazione, che il giorno dopo (o meglio nella notte) il Reggimento si trasferiva àl campo d'arma.
Poiché il mio plotone carri M/47 era già partito, via ferrovia, io avrei raggiunto il reparto viaggiando con la colonna dei ruotati a bordo di un ACM/52, quale capomacchina. È un bel passo avanti, pensai, finalmente usufruirò di una comoda cabina, in passato privilegio assoluto del capo-corso Bruno Zoidan.
La partenza del Gruppo Squadroni di formazione – circa 50 mezzi compresi blindo Greyaund e trasporti White – è fissata per le ore 03.00: destinazione il poligono di Foci Reno,
Alle 02.30 gli squadroni sono schierati in armi e alle 02.40 viene presentata la forza al comandante della formazione. Segue in rapida successione l'ordine: a cavalloo !! !motori !! urlo che infrange la quiete di una notte chiara, tiepida, profumata.
Prendo posto in cabina, mentre il rombo dei motori squarcia il silenzio e interrompe il sonno di molti laboriosi reggiani.
Guardo l'orologio: 02.55 fra poco si parte. Giungono di li a poco tre tocchi del campanile della vicina chiesa. Ci siamo, ma nulla accade. Il rumore continua, simile a quello di un mare burrascoso, costante, grave, ma tutto è fermo mentre le lancette segnano sul quadrante le 03.10. Dopo poco vedo una moto percorrere in senso inverso la colonna e mi pare di udire voci concitate e indistinte provenire da lontano. Ore 03.15: niente ! Mentre per l'ennesima volta do un'occhiata all'orologio, vedo profilarsi là corpulenta figura del S.M. Santangelo che, tutto trafelato per la corsa, mi urla con evidente concitazione: "Signor Tenente venga, la desidera il Comandante".
Nei circa 200 metri percorsi di buona lena il Sottufficiale mi chiarisce che il ritardo della partenza è dovuto al mancato arrivo del Tenente Bandelli comandante della pattuglia guida e quindi conoscitore dell'itinerario da percorrere per aver fatto un'accurata ricognizione.
Fiuto brutta aria; giunto al cospetto del Comandante, Ten.Col. Pasquale Vitale, un piccolo ma energico Ufficiale vecchio stampo, combattente in raparti a cavallo durante la 2' Guerra Mondiale, occhi neri e penetranti (o meglio luccicanti nella notte emiliana!), basco calzato alla Mongomery, mani sui fianchi, visibilmente contrariato di quanto accade, alla mia vista esordisce in tono perentorio: "Tenente, da questo momento lei è il Comandante della pattuglia guida. Muoverà in testa alla colonna sull'AR (Alfa) con radio precedendo il primo scaglione di marcia di circa 500 mt..Sarà coadiuvato da due motociclisti. Ecco la carta e l'itinerario da seguire. Fra cinque minuti si parte. Se sbaglia metta in preventivo 10 giorni di arresti.
Superato lo shok iniziale e confortato dalla presenza dei due Carabinieri motociclisti che, penso, siano pratici della zona e delle strade, monto sulla "matta" e alle ore 03.30 lancio nell'etere il seguente messaggio: "Falco da Falco uno, inizio movimento, passo".
Con un lieve sobbalzo l'AR si muove preceduta dai due movieri che si dirigono verso la periferia della città. Un lungo serpente luminoso mi segue nella lotta lunare e, per la prima volta, avverto un senso di orgoglio, quasi di piacere, nel constatare di essere alla testa di un tale complesso di forze.
Nel mentre sono immerso in questi pensieri, il conduttore mi richiama bruscamente alla realtà:"Signor Tenente, per dove andiamo? A destra o a sinistra?" Eravamo nei pressi di un quadrivio e i due motociclisti che mi precedevano prendono due opposte direzioni. Ho un tuffo al cuore. Devo decidere che direzione prendere. Faccio rallentare l'auto, accendo la torcia e dò un'occhiata alla carta al 100.00. Individuo la segnaletica e prendo la direzione per Carpi (notissima: per Carpi, Suzzara, Mantova si cambia !D. la colonna segue. Sopraggiunge la coppia di movieri che mi sorpassano, ma da quel momento per me è come se non ci fossero: i miei occhi sono costantemente sulla carta e scrutano ogni particolare dell'itinerario (una sequenza di strade secondarie) che devo percorrere.
Ché piacere superare il fiume Secchia, riconoscere l'abitato di Sorbara, verificare la pietra miliare del Km. 125.
"Falco da falco cinque, portare la velocità a 50 Km/h". Albeggia. Siamo nei pressi dì Crevalcore.
La luce che si afferma sempre più sulle tenebre mi rinfranca. Dopo circa un'ora e trenta di movimento mi sento alquanto tranquillo e rilassato. La colonna segue. La radio, che di tanto in tanto riporta le conversazioni fra i vari comandanti, accompagna il nostro cammino e ci tiene desti. Il traffico stradale va via via aumentando: incrociamo soprattutto carri agricoli, trattori, camion e biciclette, alcune con belle romagnole che si recano al lavoro. I nostri sguardi sono tutti per loro!
Il viaggio continua nella verde pianura emiliana: superiamo l'abitato di Cento. Siamo ora sulla SS n. 255. Il traffico verso Ferrara s'infittisce e intorno alle ore 07.00 mi accorgo di essere a pochi chilometri dalla città estense. Osservo la carta per vedere se vi è un itinerario che aggiri la città, ma niente di simile è riportato sul centomila. Vorrei consultare i due Carabinieri, ma desisto. Penso di chiedere lumi per radio a qualche collega più anziano: rinuncio. Tutti ascolterebbero e la mia potrebbe sembrare una richiesta di soccorso.
Siamo a due Km. da Ferrara. Che si fa? In quegli ansiosi momenti mi viene in mente un bizzarro aneddoto raccontatomi a Torino dal vecchio Zac (Zaccheo, famosissimo per la frase: "voi Fanti sì forse ce la fate! Noi di Cavalleria, bevi oggi, bevi domani... si riferiva allo stipendio) relativo ad un episodio verificatosi nell'Esercito Piemontese alle grandi manovre. Il Generale Comandante, al rapporto Ufficiali, chiede al tenente di destra del 5° squadrone di Nizza Cavalleria: "Tenente cosa farebbe in siffatta circostanza? Sciabola in man e caricat, Signor Generale. E in quest'altra? Sciabola in man e caricar!
Anche a me, penso, non resta altro. Un ultimo sguardo alla carta e decido di caricare... cioè attraversare la città di Ferrara per la via più breve, cioè passando per il centro.
"Falco da falco uno, siamo nei pressi di Ferrara, diminuisco la velocità, serrare le distanze".
La colonna s'insinua nell'abitato che, man mano che si procede, muta nell'aspetto strutturale. A edifici nuovi seguono palazzi antichi, strade sempre più strette, portici, monumenti storici, il tipico scenario delle bellissime città della bassa padana. Si fermano sorpresi i frettolosi passanti, molti si affacciano da balconi e finestre increduli dall'insolito rumore stradale.
Alle ore 08.00 la mia AR si trova in pieno centro storico e sfiora il piedistallo di uno sbalordito vigile urbano che, fischiando con quanto più fiato ha in gola, blocca il traffico per farci passare. Quasi in parata, Carabinieri in testa, a passo d'uomo, automezzi vicinissimi, sfiliamo per le vie cittadine.
"Falco uno falco, falco uno, Tenente, ma che facciamo una gita turistica"? La voce del comandante, flebile ma irata arriva attraverso la radio e poi svanisce. Le trasmissioni nei centri urbani -- è noto -- sono soggette a disturbi e interruzioni!
Procedo verso la periferia est, seguito dai mezzi di cui riesco a stimare, in un tratto di ampia visibilità, circa trenta, poco più della metà della colonna. Alle 08.30 sono ormai fuori dal centro abitato e m'immetto sull'itinerario Ostellato-Comacchio.
Ritenevo che tutto fosse andato per il meglio, quando falco cinque comunicava che parte della colonna era stata fermata dal "noto" vigile al centro della città (perché non avevano tenuto le distanze, appresi successivamente). Chiamo il Col. Vitale (che si trovava fra i "ritardatari") per dare la mia posizione e chiedere istruzioni e cioè sapere se dovevo fermarmi per attendere il resto della colonna. Giunge una laconica risposta che mi informa di continuare sino al Poligono.
Alle ore 09.30 sono sulla Romea e dirigo verso Sud.
La giornata è meravigliosa, molte le auto di turisti, soprattutto tedeschi, che percorrono l'arteria nelle due direzioni. Si avverte una fresca brezza di mare, un'atmosfera di vacanze aleggia tutt' intorno.
Verso le 10.30 finalmente giungiamo all'accampamento. Il mio compito si conclude. Saluto movieri, mentre i mezzi e il personale, a cura dei vari comandanti, vengono sistemati nelle aree di competenza. Mi avvio verso il comando del mio reparto e vengo calorosamente accolto dal Maresciallo di squadrone, il buon Tigani (il Comandante con gli Ufficiali sono in ricognizione) che mi offre un caffè e mi accompagna alla mia tenda. Mi stendo sulla brandina per un meritato relax.
Il suono della tromba che chiama la truppa al rancio, mi fa sobbalzare. Mi avvio velocemente verso il Comando di Gruppo per presentarmi al Ten. Col Vitale. Non c'è. Non è ancora arrivato con il resto della colonna.
Era accaduto che, giunti all'innesto con la Romea, il secondo troncone della stessa alla cui guida era stato posto il cap. Iocovine, aveva preso la direzione Nord, mentre il Reno, lento e placido, sfocia più a Sud! Si profilava una nuova "escursione turistica", vista la relativa vicinanza di Venezia! L'impossibilità di entrare in laguna e soprattutto il provvidenziale inseguimento dall'aria con il suo Piper del Cap. Deliberi, fecero si che i mezzi residui, dopo un cambiamento longitudinale, pervenissero, verso la mezza, all'accampamento di Foci Reno.
Alle 13.00 ci ritrovammo tutti sotto il tendone della mensa Ufficiali, ove era giunto tutto trafelato anche Gigi Conti, di rientro da una "ricognizione"in Woswagen, targata Monaco e con alla guida una bella bionda che dopo un affettuoso saluto riparte scomparendo alla nostra vista.. Il Ten. Col. Vitale, avendo trovato tutto in ordine, riprese il suo proverbiale buon umore. Dopo avermi presentato (giungevo al Rgt. con sei mesi di ritardo rispetto ai miei colleghi del 14° Gigi e Mimi Siliquini per via del Corso di equitazione), si complimentò con me per aver portato a buon fine l'incarico assegnatomi e....tanto onore richiedeva il giusto tributo, secondo le buone tradizioni dell'Arma: fiumi di Lambrusco!
Dopo tanti anni, più di una volta mi è capitato di riparlarne coi compagni d'arme di "Aosta" e anche con il Generale Vitale nei periodici incontri sui campi di gara dei concorsi ippici o nei raduni dell'Associazione Arma di Cavalleria: il ricordo di quella giornata ci riempie sempre di allegria e commozione, anche perché, oltre agli episodi, ci ritornano alla mente i tanti colleghi che non sono più con noi.
Ed io manterrò sempre vivo nella memoria l'emozione immensa di quel primo giorno di servizio nel reggimento "Lancieri di Aosta" (6°) primo passo di una lunga, felice, fortunata esperienza di vita militare.
                                                                                                                                  Giuseppe Perre