Per la morte del Generale Goffredo CANINO

OMELIA di Mons. Giovanni Marra

Arcivescovo Emerito di Messina e Ordinario Militare Emerito
Altofonte (Palermo), 10 Aprile 2008


1 - Siamo qui convenuti per rendere cristiano omaggio al Generale Goffredo Canino, Capo dì Stato Maggiore dell'Esercito dal 1990 ai 1993, che ha concluso la sua vita terrena all'età di 76 anni, in Francia. dove viveva da oltre dieci anni.
Per tanto grave perdita, vogliamo anzitutto esprimere solidarietà e cordoglio alla Consorte, Madame Monique, trattenuta in Francia dalle sue precarie condizioni di salute, alle sorelle e rispettive famiglie, a nipoti e parenti tutti.
Questa celebrazione è soprattutto preghiera al Signore della vita e della morte affinché accolga l'anima dei nostro caro defunto nella sua eterna dimora dì luce e di pace, Io premi per il bene che ha operato durante la vita e lo ripaghi delle sofferenze patite e del male subito, sopportato con grande dignità e forza d'animo.
Sono qui a presiedere questa liturgia perché lo stesso Generale, al quale mi legava un'antica e sincera amicizia, aveva più volte espresso il desiderio che, in caso di morte, fossi proprio io a celebrare le sue esequie: lo faccio con dolore, ma anche per cogliere l'occasione per rinnovargli pubblicamente la mia profonda stima ed affettuosa amicizia che non sono mai venute meno.

2 - Credo che sia doveroso, oggi, dinanzi alle sue spoglie mortati, ricordare gli oltre quarant'anni di servizio attivo che il Generale Canino ha svolto nell'Esercito Italiano, raggiungendo i massimi gradi di responsabilità fino a quello di Capo di Stato Maggiore, che ha ricoperto per tre anni.
Proprio in quegli anni, io svolgevo l'incarico di Arcivescovo Ordinario Militare per l'Italia ed ho avuto modo di incontrare sovente il Generale, di conoscere lo straordinario impegno del suo operare, di viaggiare con lui per raggiungere reparti militari o luoghi dì manifestazioni militari, di ascoltare i suoi interventi sui profondi cambiamenti che si prospettavano in Europa e nel mondo all'indomani della caduta del muro di Berlino. Man mano che cresceva la nostra conoscenza, cresceva in me la stima per la sua persona, per la sua intelligenza e competenza, per le qualità umane e morali che guidavano il suo agire, per l'amore di Patria di cui tutta la sua vita era una eloquente testimonianza.. Si consolidava così la nostra amicizia, anche perché egli seguiva con attenzione l'opera dei Cappellani Militari e ne sosteneva l'attività di assistenza spirituale e religiosa da essi svolta nel mondo militare. Ricordo che fu per lui motivo di grande soddisfazione leggere nel nuovo "Catechismo della Chiesa Cattolica", pubblicato nel 1992, le parole con le quali la Chiesa descrive l'identità del militare del nostro tempo: "Coloro che si dedicano al servizio della patria nella vita militare sono servitori della sicurezza e della libertà dei popoli. Se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono veramente al bene comune della nazione e al mantenimento della pace" (C.C.C. n. 2310). Egli concordava pienamente con questa definizione della professione militare, che così bene già incarnava nella sua vita.
Da Allievo Ufficiale presso l'Accademia Militare di Modena, negli anni 1950-1952, alla massima responsabilità dì Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, negli anni 1990-1993, il Generale Canino è passato attraverso corsi di studio e di formazione superati brillantemente, attraverso comandi di Compagnie, di Battaglioni, di Reggimenti, di Brigate e di Regioni Militari, sempre dimostrando grande senso dì responsabilità e capacità di governo, sapendo amare quanti venivano affidati al suo comando e facendosi, a sua volta, amare.

3 - Questo "cursus honorem et onerum" si interruppe improvvisamente quando nell'ottobre del 1993 si dimise da Capo di Stato Maggiore dell'Esercito per potersi difendere da accuse false e calunniose e tutelare la sua dignità di uomo e di soldato, attraverso la via ordinaria della Magistratura. È stata la battaglia più amara e dolorosa che egli abbia dovuto combattere, ma che ha affrontato con coraggio e determinazione, sostenuto dalla coscienza morale di chi sapeva di aver servito sempre con lealtà la Patria italiana, corrispondendo fedelmente ai propri doveri.
Condusse con grande discrezione questa battaglia e al termine di cinque processi da lui promossi ottenne altrettante sentenze che hanno accertato indiscutibilmente la verità e condannato i perfidi diffamatori e calunniatori.
Vinse questa battaglia, ma ne soffrì la salute che è andata poi sempre più peggiorando fino a giungere, come egli recentemente mi scriveva, "al calvario della dialisi", cui con sofferenza, doveva sottoporsi tre volte la settimana. Le sopraggiunte complicazioni lo hanno portato alla morte.
Così visse, servì la Patria, soffrì e morì un grande uomo, un grande Soldato, fedele servitore della Nazione italiana, Così visse e morì un uomo onesto e giusto quale è stato il Generale Goffredo Canino. La cittadina di Altofonte può essere orgogliosa di averlo avuto trai suoi cittadini più illustri ed ora di onorarne e conservarne le spoglie mortali. È certamente onorato l'Esercito Italiano per aver avuto nel Generale Canino un grande Capo di Stato Maggiore, amato e ricordato, come testimonia la presenza qui di una significativa rappresentanza di autorità dell'Esercito Italiano, guidata. dall'attuale Capo di Stato Maggiore. Molti, come me, si sentono onorati e orgogliosi di averlo avuto come amico.

4 - "Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio"... agli occhi degli stolti parve che morissero... essi sono invece nella luce" (Sap 3,I). Queste parole del libro della Sapienza trovano applicazione per il nostro caro defunto. Egli è ora nelle mani di Dio, mani di un Padre buono e misericordioso, mani di chi accoglie e dice: "Vieni servo buono e fedele... prendi parte alla gioia del tuo Signore" (Mi 25, 21). Egli è ora nella luce di Dio, che è luce di verità e di giustizia, anche di quella verità e giustizia che qualcuno aveva cercato di negargli qui sulla terra.
Agli occhi degli stolti la morte appare come la fine di ogni esistenza, ma non è così. Per noi cristiani, invece, la morte è l'inizio di una nuova vita, la vita eterna.
Dinanzi alla tomba di Lazzaro, alla sorella Marta che gli diceva, `Signore, se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto", Gesù rispondeva: "Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me anche se muore vivrà. Chiunque vive e crede in me non morrà in eterno. Credi tu questo?'" Il nostro caro defunto ha creduto. È la fede che lo ha sostenuto nelle ore amare delle prove. È la fede con cui ha sopportato le sofferenze del "calvario della dialisi".. Sono certo che la fede lo ha assistito negli ultimi momenti della vita e gli ha aperto le porte dell'eternità.
Anche noi, dinanzi alla morte di un nostro fratello, siamo interpellati come Marta: credi tu questo? Si, possiamo credere anche noi nella risurrezione e nella vita perché il Cristo che ci ha fatto questa promessa, ha dato conferma alle sue parole con la sua morte e, soprattutto, con la sua risurrezione.
Il mistero pasquale che abbiamo celebrato con la Pasqua non solo rinforza in noi la fede in Cristo, ma nello stesso tempo diventa fondamento e preannuncio della verità della nostra risurrezione. Battesimo che abbiamo ricevuto, come l'aveva ricevuto il nostro caro defunto, ci ha costituiti figli di Dio ed eredi di vita eterna, ponendo in ciascuno di noi una forte ipoteca per la nostra risurrezione.
Su queste fondamentali verità. della nostra fede poggia la speranza cristiana di fronte alla morte, speranza che diventa unico conforto nel dolore per la perdita di una persona cara. Così, nella luce di questa speranza, trova conforto il dolore per la perdita del caro Generale Canino, sulla cui bocca mi piace porre le parole dell'Apocalisse, come rivolte a noi: "Ed ora che sono morto, vivo per sempre". Sì, egli vive per sempre in Dio e rimane per sempre nel nostro ricordo e nel nostro affetto.
Un detto popolare afferma: "Per una vita che si spegne sulla terra, una stella si accende in cielo". Sì, con la morte del Generale Canino, nel cielo della storia d'Italia una splendida stella si è accesa, quale luminoso esempio di chi, con generoso amore di Patria, ha posto la propria vita a servizio della pace e della sicurezza degli italiani.
Il Signore gli conceda l'eterno e meritato riposo. AMEN

Altofonte (Palermo), 10 aprile 2008

Giovanni Marra
Arcivescovo Emerito di Messina e Ordinario Militare Emerito