Non dire mai ad una donna l'età che tu pensi lei abbia

Personaggi: Roberto e Pippo



Eravamo nel 1960 in partenza dalla stazione di Torino per le vacanze di Natale ed in previsione del sicuro affollamento avevamo prenotato un intero scompartimento.
Al momento della partenza un nostro collega, non so più chi fosse, non si presentò. Così rimase un posto disponibile e vedendo una bella e vistosa signora nel corridoio affollatissimo,subito la invitai a sedersi accanto a me.
Seduto di fronte a lei era il sempre caro fratello Pippo di Lucrezia (anche questo è un modo per ricordarlo e continuare a tenerlo presente tra noi!). Partito il treno, cominciai i primi approcci e le cose andavano per il verso giusto, tanto che i colleghi, per agevolarmi nelle mie attività, chiusero le tendine e finsero di sonnecchiare. Cominciarono a partire le mani, che la trovavano consenziente alle palpazioni e la mia fantasia si era accesa nel sentire che il marito la lasciava insoddisfatta. Tanto che, saputo che sarebba scesa a Genova, stavo già programmando di interrompere il mio viaggio e studiando come fare per avvertire del contrattempo i miei genitori che sarebbero venuti a prendermi alla stazione di Latina (non c'erano i telefonini!).
Ad un tratto,non so perchè, mi chiese quanti anni le davo. Decisi di tenermi basso e dissi intorno ai trenta.
Fu come se l'avesse morsa una tarantola! Disse che non era possibile, che forse dipendeva dallo stress del viaggio, cominciò a rimirasi nello specchietto, poi rivolta a Pippo, che frattanto aveva aperto furbescamente gli occhi, gli disse:" ha sentito il suo amico quanti anni mi dà? Secondo lei quanti ne ho?".
"Al massimo ventidue", rispose Pippo.
E a Genova, con lei scese Pippo!