Sono Antonio Mezza, bersagliere settantottenne diversamente acciaccato, più volte revisionato, rimesso in sesto, per quanto si è potuto, nel motore e nella carrozzeria.
Attualmente variamente impiegato per far fronte a svariate esigenze di figli e nipoti.
In una bella e tranquilla giornata di sole mi ritrovo a sbrigare una delle tante faccende familiari e ad un tratto decido di fermarmi: mi siedo su una comoda panca a meditare, per un momento di relax, su quel che è stato, sul presente e sul futuro che sarà.
Riavvolgo mentalmente il nastro della mia vita trascorsa e lo faccio ripartire dall'ottobre 1957.
Lasciati parenti ed amici, abitudini ed usanze, salpo dall'amata isola sarda ed approdo sul "continente". Salito sul treno per Modena mi appisolo finché il gracchiare dell'altoparlante "per Carpi - Suzzara - Mantova si cambia" mi fa capire che sono giunto a destinazione. Scendo e mi avvio verso l'Accademia.
Giunto in loco, mi appare in tutta la sua maestosità il Palazzo Ducale. Intimidito ma fiero e fiducioso varco l'ingresso. Le due targhe in marmo che lo fiancheggiano, con le scritte "divorare le lagrime in silenzio..." e "preparo alle future glorie..." mi suggestionano e, per un momento, mi fanno sentire cugino del dio Marte.
Il tempo scorre veloce: studio, esami, prove ginniche, cadute da cavallo e dalla moto Guzzi, sporadiche libere uscite (dovevo "pompare" avendo divergenze di vedute con formule e calcoli algebrici), domenicali uscite per la santa Messa. Il biennio si conclude: promosso!

Guadagnata "la stelletta", trasloco in Torino per il successivo biennio presso la Scuola d'Applicazione.
Di nuovo tanto studio, molto impegno e, persistendo le suddette divergenze di vedute con i calcoli ed i numeri, ben poche evasioni. In compenso, le cerimonie celebrative legate ad Italia '61 creavano un piacevole diversivo: la sfilata militare del 2 giugno in Corso Stati Uniti, i raduni nazionali delle Associazioni Combattentistiche d'Arma, ed altro ancora.
Mentre mi avviavo alla conclusione della mia permanenza a Torino, mi accade, come per incanto e per una stranissima coincidenza, di incontrare una meravigliosa e splendida creatura (almeno per me) semplice, intelligente, di buone maniere e di gentile aspetto: Marisa, colei che è poi diventata la mia amatissima sposa.
Era il 6 maggio 1961: per come è avvenuto l'incontro, credo che i rispettivi Angeli custodi avessero da tempo pianificato tutto.
“Purtroppo” mia moglie è ancora in servizio, e dico purtroppo perché in caso di sua quiescenza avremmo molta più disponibilità di tempo per noi e per gli amici e l’opportunità di goderci appieno le casette che abbiamo in montagna, o meglio in collina, in Friuli, e al mare, quasi ovviamente in Sicilia.
Conclusa la parentesi torinese e guadagnate sul campo le ambite Fiamme Cremisi, entro a far parte del "Grande ottavo" in Pordenone.
Dopo il grado di Capitano, periodi di comando e frequenza di corsi vari, finalmente mi decido a sposare la paziente e sempre amata Marisa.
Nascono, nel tempo, tre splendide creature: Pierpaolo, Alessandro, Elisabetta.
Il primogenito, a cinque anni, ritorna tra gli angioletti; gli altri due figli, conclusi gli studi e sposatisi, ci regalano quattro meravigliosi nipotini: Eleonora, Marco, Giovanni e Paolo.
Il nastro del filmato continua a dare immagini e compaiono i periodi di Comando del 6° Battaglione Bersaglieri "Palestro" e del Distretto Militare principale di Torino.
     
A fine percorso: la permanenza in Roma presso il Ministero della Difesa.
Il film si avvia alla fine: saluto le Bandiere, deposito lo zaino, ringuaino la sciabola e rientro, accolto a braccia aperte, nella mia famiglia, dopo aver ringraziato, riconoscente, l'Amministrazione militare per quanto mi ha dato ed insegnato.
Ho percorso la mia strada, sempre nel pieno e convinto rispetto delle regole; ho conosciuto ed apprezzato moltissime persone, mi sono fatto buoni amici, ho dato tutto quello che professionalmente, fisicamente ed intellettualmente, potevo dare, supportato e sostenuto dal senso del dovere e dai consigli della mia adorabile sposa alla quale devo moltissimo e che da poco più di un anno ha raggiunto Pierpaolo, lasciandomi un vuoto notevole.
Conclusi i ricordi, il nonno Antonio lascia la comoda panca e riprende la corsa, memore del motto del suo valoroso Battaglione "...e vincere bisogna!" contro le avversità e tutto ciò che tenta di offuscare mente e cuore.
Concluso il mio "excursus vitae", invio un affettuoso e riconoscente, fraterno saluto ed abbraccio ai colleghi amici del 14° Corso, con un particolare ricordo ed una preghiera rivolti a chi "è andato avanti".
Un sentito grazie ai miei istruttori ed ai miei Comandanti che, a diversi livelli ed ognuno col proprio ruolo, hanno contribuito alla mia formazione. Credo, e ne sono certo, che da Lassù vi stia salutando anche la mia Marisa, sempre presente, finché è stata in vita, ai nostri splendidi incontri.
Viva il Quattordicesimo ed arrivederci, possibilmente, al Settantennale!
Con affetto e riconoscenza
Antonio Mezza

 
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