La mela

Personaggi: Aurelio, Roberto ed il plotone CC del 15° Corso



AI mio ritorno in Accademia, in vista del 2° anno di corso e dopo la licenza estiva, fui chiamato dal qualcuno del Gruppo Ricevente, all'ingresso del Palazzo Ducale, e mi fu comunicato che mi era stato concesso il "Baffo" d'Istruttore.
Ero annoverato come il 47° in graduatoria e risultavo essere l'ultimo degli allievi graduati. "Istruttore", appunto. Mi diedero il pezzo di plastica (o era di stoffa, mah) con impresso il suddetto grado, che provvidi a cucirmi sulle maniche. Poi, dopo i rituali d'obbligo, i primi giorni di vita da "Anziani" seguirono il loro iter. Dopo un po' di giorni ci venne comunicato che alcuni di noi "47" saremmo stati assegnati alle compagnie del 1° anno, quali inquadratori dei Cappelloni, agli ordini dei Tenenti comandanti di Plotone. Avremmo lasciato - di fatto - la 4^ Sezione per ritornare nel clima del primo anno. Pur con degli indubbi privilegi, e oneri, in verità.
Il Ten. Goffredo Canino designò - tra gli altri della Sezione - lo "Scelto" Aurelio Ometto per "trasbordare" nella 1^ Compagnia, che era Comandata dal capitano Capizzi, noto "spauracchio", causa il suo senso della disciplina improntata alla stretta e rigida osservanza del Regolamento. Aurelio Ometto mi invitò a seguirlo in questo incarico e io non ci pensai due volte: Lui era un caro amico ed, in ogni caso, cosa c'era da perdere?
Giunti alla l^ Compagnia Allievi, il Capitano Capizzi - dopo averci "Chiarito" le proprie idee (!!!) - ci assegnò al 4° Plotone che inquadrava una ventina di ex Vice Brigadieri dei Carabinieri. Non sarebbe stato un incarico facile: noi pivelli (io molto di più del padovano Aurelio Ometto) e loro scafati Sottufficiali, che per quasi dieci anni avevano bazzicato per le Stazioni e le Tenenze, a contatto col fior fiore della "Buona" Società.
Durante i primi tempi mi sentii spaesato, spesso i "Marpioni" facevano i furbi, avendo anche instaurato un clima di mutua omertà che odorava di connotazione mafiosa (loro: che rappresentavano l'Arma!). In ogni caso non "sapevano" mai nulla di alcun fatto avvenuto e che li implicasse; d'altro canto, anche se l'avessero saputo, sarebbero stati muti.
Un giorno che lo Scelto Ometto non era presente, mi sentiti dire dal Tenente comandante di Plotone, che poche ore dopo ci sarebbe stata la "solita" ispezione ai posti branda, armadietti e quant'altro. All'ora stabilita il Tenente Giuseppe Calabrese si presentò e io diedi l'"Attenti" al Plotone cui seguì la presentazione. Aperti tutti gli armadietti e controllati i primi, il Tenente apri quello di un allievo che era stato inviato in infermeria. Aperta la porticina, apparve subito in bella vista - sulle camicie poste a pila - una stupenda mela rossa, dalle notevoli proporzioni, nobilitata da un morso bello grosso e profondo. Io ammutolii, il Tenente si girò e mi guardò perplesso attendendo spiegazioni. La mia espressione, probabilmente, lo rese comprensivo. Attorno a noi gli ex Vice Brigadieri erano tutti sulla posizione di "Attenti" con sguardo fisso al "Nord Rete" e un taglio di bocca che stava a metà strada tra il beffardo, il "e beccati questo" e il serio: tre metà, direte Voi? Certo: per i Carabinieri si può questo ed altro.
"Cazziatone" di rito, plotone consegnato e io sollevato di peso. Voleva sapere chi era stato, il Tenente! Sì: figuratevi, con quel Plotone di marpioni di trent'anni, scafati e tutti complici! D'altronde bisogna anche capire loro: 10 anni di servizio operativo e poi sotto l'inquadramento d'un ventenne.
Non ho mai saputo, per 50 anni, chi fosse stato l'artefice della beffa. So solo che da 50 anni le mele mi destano sospetto e diffidenza. In loro vedo: Biancaneve, il povero capostipite Adamo e il figlio di Guglielmo Tell, con le loro rispettive turbative psichiche.
Ad un mini raduno di colleghi del 14° Corso residenti nel Nord Italia, a Venezia, dell'aprile 2007, uno di quei Carabinieri, a domanda mi rispose, che il cognome del "furbacchione" aveva l'accento sull'ultima vocale! Il muro dell'omertà s'era aperto e uno spiraglio di luce l'aveva trapassato. Chissà se in futuro io e il suddetto "Accentuato" ci potremo mangiare una mela assieme; a morsi ovviamente. O dovremo aspettare che le mele ce le diano cotte, in luogo di cura, ahimé!
Un fatto positivo c'è stato, però. Un antico adagio celebra che "Una mela al giorno leva il medico da torno". Nel mio caso ha tenuto lontano anche... i Carabinieri. Sai: con i tempi che corrono, non è poco!