Esequie del Gen. Goffredo Canino

Intervento del Gen. Emidio Siliquini
durante la messa di suffragio del 6 maggio 2008 a Roma


La cerimonia odierna è stata voluta dal 14° corso per celebrare il trigesimo della scomparsa del gen. Goffredo Canino. Il generale Zoldan, capo corso, impossibilitato a presenziare, ha incaricato il generale Ardito che mi ha pregato cortesemente di sostituirlo.
In primo luogo voglio brevemente ringraziare tutte le autorità:
- eclesiastiche, e per tutti sua eccellenza l’ordinario militare mons. Vincenzo Pelvi che ha voluto presenziare e celebrare la S. Messa di suffragio;
- militari, e per tutti il capo di stato maggiore dell’esercito gen. Fabrizio Castagnetti;
- un grazie anche agli allievi del 14° corso e a tutti coloro che per rapporti diretti o comunque per amicizia e stima hanno voluto partecipare.
Non credo si possa aggiungere molto a quanto la grande sensibilità e le ispirate parole che il celebrante ha detto per salutare il gen. canino durante la celebrazione cosi come poco ritengo si possa aggiungere alla figura tracciata dall’intervento del gen. Mosca Moschini e dal gen. Caggese il giorno delle esequie cui hanno voluto pertecipare ad Altofonte, città natale del generale Canino.
Ciò non di meno il capo corso ha chiesto di ricordare, brevemente, in questa occasione il gen. Canino che ha fatto la storia del corso, o meglio, che è stato parte integrante della la storia del corso.

Perché il generale Canino fa parte integrante del 14° corso?
Non è forse il gen. Canino del 7° corso?

Ebbene sì, il gen. Canino è del 7° ma il gen. Canino è sempre stato l’anima del 14° corso, il padre spirituale, sia in campo professionale che nella filosofia di vita, ed è per questo che il corso lo ha eletto a “guru” del corso stesso e lo ha fatto non con un atto formale ma per una tacita e reciproca corrispondenza di profondi sentimenti di stima e di affetto;
-- Non è un caso che, pochi mesi fa’, in occasione del cinquantennale del corso celebrato in accademia, egli ha voluto essere presente, nonostante il parere contrario dei medici per le sue, ormai estremamente precarie, condizioni di salute;
-- Non è un caso che in quella occasione, il corso gli ha tributato come atto dovuto,tutti gli onori, quasi che quella festa fosse una sua apoteosi, un riconoscimento formale e di gratitudine:
- sia per gli ammaestramenti professionali e di vita che ha voluto testimoniarci in questi 50 anni di rapporti;
- sia per quest' ultimo stoico gesto di partecipazione al raduno con il quale gesto ha voluto ribadire il suo ”speciale“ rapporto con il corso;
- sia per quella sua commozione, a stento trattenuta, con cui egli inconsciamente, prefigurava e ci annunciava che quella verosimilmente sarebbe stata l’ultima occasione per darci un ennesimo esempio di dignità e generosità e che il corso avrebbe dovuto presto proseguire per la sua strada senza più la sua presenza fisica.
-- Non è un caso che il tenente Canino, non il generale, già 50 anni fa, aveva conquistato la simpatia e la stima degli allievi del 14° corso, di tutti gli allievi del corso non solo quelli del suo plotone.
- Egli sapeva, con garbo e magari anche con il sorriso e, all’occorrenza, con qualche battuta spiritosa, stimolare l’interesse allo studio come base per una elevato standard di professionalità per i futuri ufficiali dell’esercito.
- Egli sapeva essere generoso di fronte a qualche carenza nel profitto o qualche mancanza disciplinare in omaggio ad aforismi di grandi maestri del passato secondo cui “l’uomo superiore predilige la generosità, l’uomo inferiore ricerca il colpevole”.

Si potrebbe andare avanti per aneddoti ed episodi di vita vissuta per evidenziare, la filosofia esistenziale, profondamente cristiana, del generale Canino, ma le parole, sempre limitate ed insufficienti a descrivere compiutamente la realtà, gli farebbero torto.

Concludo, pertanto, citando alcuni dei dieci punti che egli ci ha lasciato come testamento spirituale, che, per i contenuti intrinseci , la semplicità e la sottile vena poetica , aiutano l’intuizione a delineare meglio di qualsiasi panegirico la sua immagine:
(cito testualmente)
-- Vorrei andarmene in una giornata di sole, di cielo azzurro e con l’aria mite della primavera;
-- Vorrei che le persone presenti al mio ultimo saluto non fossero tristi ma gaie e serene, con l’animo in pace con se stessi e con gli altri;
-- Vorrei scusarmi con tutti coloro ai quali,anche involontariamente, ho procurato infelicità e con quelli ai quali non ho saputo o potuto dare di più.


Grazie generale Canino per questo ultimo insegnamento profondamente cristiano : ci hai dato la chiave giusta per interpretare questa breve parentesi di vita terrena facendoci capire, soprattutto col tuo esempio, che: ”la regola morale dell’universo è l’armonia”.

Ti garantiamo che non siamo tristi perché ci hai lasciato fisicamente: noi confidiamo che, grazie a questa regola morale, più o meno presto saremo tutti insieme;
Non siamo tristi, caro generale, anzi perdonami la divagazione e consentimi di dire che il tuo corso, forte dei tuoi insegnamenti , è molto ben organizzato ed ha prodotto un gruppo di ufficiali il cui standard di qualità è molto elevato, primo tra tutti il nostro capo corso, uomo di profonda spiritualità e tuo pupillo che, in questa occasione, ha sicuramente inviato una raccomandazione, se non proprio un ordine, a tutti i colleghi che ti hanno e ci hanno preceduto in questa splendida esperienza terrena, affinché ti preparino una dignitosa accoglienza in paradiso.

A te e a tutti i nostri colleghi che ci hanno preceduto, vada, in questo momento di riflessione, il nostro affettuoso perenne ricordo.