La pagina personale di
Aldo Francesco Ferri


Io che ho passato uno dei peggiori inverni mai visti in Italia nelle grotte di tufo pochi chilometri innanzi il fronte di Cassino, le linee “Gustaf” e “Reinhardt” per intenderci, ho deciso comunque di fare il militare. Parlo dell’inverno del 1942-43, riscaldato da un continuo, intenso cannoneggiamento degli alleati contro le postazioni dei tedeschi. Forse la guerra l’ho vista a mio modo, infatti ho fatto il concorso e sono stato ammesso all’Accademia Militare di Modena.
Il resto è inutile che lo racconti, è banale, specialmente per i colleghi non c’è niente di particolare. Ma per dire qualcosa di questi sessanta anni, accennerò a due episodi che sono stati determinanti per il mio tipo di carriera. Alla fine del quarto anno di corso un vetusto tenente di artiglieria dell’esercito subalpino ha ritenuto necessario che io approfondissi la mia preparazione in balistica e mi ha rimandato a settembre.
L’allora Mag. Riservato mi disse che questo episodio avrebbe pesato molto sul mio futuro.
Ed aveva ragione. Più avanti, l’ultimo anno nel quale avrei potuto concorrere per l’ammissione alla Scuola di Guerra, cedendo alle insistenze
del mio comandante ho presentato la domanda.
Non è stata accettata dal mio mega comandante perché mi fece sapere che aveva bisogno di me nel mio reparto. Era il tempo dei proletari in divisa.
Ecco il perché di una carriera tutto sommato banale che comunque mi ha permesso di vivere normalmente, avere tre bravi ragazzi, una buona moglie e una carissima compagna.
E inoltre l’Esercito mi ha lasciato libero presto, dandomi la possibilità di iniziare una nuova professione che ancora adesso mi tiene lontano dalla sempre da me aborrita pensione. È da venticinque anni che sono medico e in questo periodo sono riuscito a fare tante cose buone specialmente per i miei cari vecchietti spesso soli, poveri e malati.
Ma l’Accademia non l’ho mai dimenticata. È stato il periodo, senza dubbio mitizzato, ma il cui ricordo ha lasciato un’impronta di pulizia morale, di sana competizione e di aperta sfida per capire prima di ogni altra cosa quale fossero le nostre potenzialità.
Però eravamo tutti tanto belli con la nostra storica uniforme!
Penso che basti così, ma ho ancora il piacere di inserire un’altra foto del periodo di Modena con i volti di Mario Goggi, già andato, e con quello di Nicola D’Andria, andato fin troppo presto.