Esequie del Gen. Goffredo Canino

Descrizione della cerimonia funebre in Parigi



1. PREMESSA
    Carissimi amici e colleghi “Anzianissimi” del 14° Corso, su richiesta del Gen. Nicola Canarile, compagno di tante battaglie vissute negli anni ’80 presso il IV Reparto dello SME, Vi invio questo mio contributo relativo alla cerimonia funebre svoltasi a Sceaux (Parigi) l’8 aprile u.s. in onore e memoria del nostro indimenticabile Gen. Canino.
Nicola mi aveva semplicemente chiesto di inviargli il testo delle parole da me pronunciate per la circostanza, però avendogli precisato che quel giorno parlai “a braccio”, nonché in francese – mia lingua materna -, ho preferito inviarvi una breve relazione sui fatti svoltisi a Parigi, anche e soprattutto in quanto a Sceaux eravamo molto meno numerosi, e per ovvi motivi, che ad Altofonte.
Prima di riferirvi pertanto sugli eventi, desidero spiegarvi i motivi della mia presenza a Parigi e non in Sicilia per la luttuosa circostanza. Come tutti Voi, mi legavano al Generale Canino sentimenti di immensa stima e sincero affetto. Mi “scoprì” nel 1987, allorché ero già Colonnello in servizio preso lo SME, allorquando mi “reclutò” (come tanti altri miei Superiori) per accompagnare il suo omologo Direttore della DGUE francese, Gen.C.A. Coullon, che guarda caso era stato mio Cte di Sezione dieci anni prima alla Scuola di Guerra francese. Da allora, egli si avvalse di me sia quando ero Comandante del DM di Firenze, ma poi e soprattutto, quando fui Addetto Militare e per la Difesa a Parigi (1990-1993). In quel periodo, il Generale era come noto il Capo di SME e le relazioni con l’Esercito francese gli stavano molto a cuore, per ovvi motivi professionali e privati. Chi come i Gen. Mosca Moschini e Zoldan ricorda la visita ufficiale in Francia effettuata nel 1991, rammenta un viaggio molto intenso e fruttuoso nel raccogliere le esperienze francesi in termini di Esercito basato sul volontariato.
Ma non voglio tediarvi a lungo sulla mia storia personale, se non per dirvi che fino al Suo decesso ho sempre, come molti di noi, mantenuto regolari contatti con il Generale Canino e la Sua consorte. L’ho sentito per l’ultima volta ai primi di marzo, abbiamo fatto come al solito una lunga chiacchierata, gli ho detto che avevo letto i suoi articoli pubblicati su Internet e mi promise che me ne avrebbe inviato una copia, che puntualmente mi giunse giorni dopo.
Il 22 marzo, Sabato Santo, gli telefonai per gli auguri di Pasqua, e con mio grande stupore mi rispose la Monique che “Goffredo est à l’hôpital” con del liquido nei polmoni. Capendo la gravità della situazione, chiamai subito il Gen. Coullon (già citato, andato in pensione da Ispettore Generale dell’Esercito, diventato un carissimo amico del Gen. Canino, con il quale si vedeva regolarmente) per avvisarlo. Egli (che abita vicino all’ospedale ove era ricoverato) mi promise che sarebbe andato a trovarlo, cosa che fece sia il giorno di Pasqua che l’indomani. Fu pertanto lui a dirmi che il Generale era ricoverato in rianimazione, e che i medici non si pronunciavano sull’esito della situazione, stanti lo stato di sofferenza renale ed i problemi cardiaci.
Il martedì mattina, avendo saputo che il nostro Addetto a Parigi era in licenza in Italia, ho subito avvisato dell’accaduto il Capo di SME e informato il Gen. Ottogalli, affinché la notizia fosse diffusa ai conoscenti. Ovviamente nei giorni seguenti, come tutti noi ho seguito con ansia l’evoluzione della situazione, sia tramite il Gen. Coullon sia tramite il bravissimo nostro Addetto. In particolare, il gen. Coullon mi riferì che la vigilia del decesso, il Gen. Canino chiaramente sofferente, lo salutò “come lo fa colui che sa che non ti rivedrà più”, ma con una grandissima serenità (stesse parole dettemi dal nostro Addetto, con il quale giunse fino a scherzare per una relazione che doveva fargli esaminare!).
Alla notizia del decesso del Generale, avendo avuto conferma che il funerale ufficiale si sarebbe svolto, come da lui voluto, in Sicilia, ho deciso di recarmi a Parigi per due motivi. Il primo, perché ero ben conscio che “gli italiani” sarebbero stati pochissimi, e che alla Monique avrebbe fatto molto piacere vedere che qualcuno era venuto appositamente da Roma. Il secondo, perché sapevo che la Francia avrebbe reso omaggio al Generale e, tenuto conto dei miei trascorsi in Francia (complessivamente cinque anni tra SG ed Addetto, più sei mesi con loro in Bosnia), avrei rappresentato onorabilmente il nostro Esercito.

2. La cerimonia funebre
    Prima della cerimonia funebre svoltasi nella chiesa di Sceaux, insieme all’Addetto Militare mi sono recato in ospedale ove era stata allestita la cappella ardente, come sempre in tali circostanze molto piccola e spoglia. Nella bara, il Generale, in divisa con sciarpa azzurra e decorazioni, appariva dimagrito ma molto sereno. Poco dopo sono giunti la Signora Canino, accompagnata da un Sottufficiale e consorte del nostro Ufficio Militare. La Signora, come noto costretta sulla sedia a rotelle, si è commossa vedendomi ed è apparsa affaticata, ma cosciente e serena. Successivamente sono giunti il Gen. Coullon con la consorte a rendere omaggio alla salma, e anche per la loro presenza la Signora Canino si è molto commossa.
Al termine delle operazioni di rito presso l’ospedale, ci siamo avviati alla chiesa di Sceaux, una piccola chiesa in stile gotico, ma sicuramente della fine ‘800, ove si è svolta la cerimonia funebre.
All’ingresso erano presenti il Gen.C.A Zoldan Capo Corso del 14° venuto espressamente da Dublino, commosso fino alle lacrime, nonché i Gen. Marchioli e Ingallati, dello stesso corso, che hanno entrambi prestato lungo servizio in Francia presso Agenzie Nato Namsa.
La nostra delegazione ufficiale era composta dal Gen. B. Badalucco, Addetto Militare e per la Difesa, dal Vice Addetto Navale, dal Ten.Col. della Guardia di Finanza in sede a Parigi, e da alcuni sottufficiali delle tre FF.AA. in servizio presso l’Ufficio dell’Addetto. Erano presenti per l’Esercito francese un Generale di Brigata in rappresentanza del Governatore di Parigi e Cte della Regione Militare, il Generale Coullon ed il Generale Valéry e consorte, ex- Governatore di Parigi ai tempi del gemellaggio tra Roma e Parigi, anch’egli molto amico del Generale (da me avvisato dell’accaduto), entrambi Generali a cinque stelle in pensione.
All’interno della chiesa, erano presenti circa una quarantina di persone a me sconosciute, tutti francesi, sicuramente vicini di casa ed amici e conoscenti del Generale Canino e di Monique. Si è trattato di una cerimonia molto semplice e raccolta, senza fronzoli ma molto sentita sotto il profilo religioso, come d’uso in Francia. Sulla destra della bara, sulla quale erano disposti soltanto il berretto e la sciabola del Generale, una grande corona di fiori a cura dell’Addetto militare, mentre ai piedi del feretro, alcune persone hanno disposto alcuni mazzi di fiori a titolo personale. Voglio sottolineare che, ad eccezione delle poche Autorità italiane e francesi presenti, l’assistenza era costituita da gente comune, piuttosto anziana, probabilmente alcuni insegnanti in pensione colleghi della Signora Canino, amici e vicini della coppia. Come noto, non erano presenti parenti delle famiglie del Generale né della consorte.
Durante la messa, dopo le parole pronunciate dal sacerdote officiante, su richiesta del medesimo ho pronunciato in francese alcune parole per commemorare la figura del Generale Canino. Ho ricordato che egli, figlio di militare, nato a Trento ma siciliano, rappresentava una personalità del tutto emergente e non comune, nella quale si ritrovava un po’ la sintesi della complessa storia della sua terra: se il fisico, colorito chiaro, occhi azzurri, capelli biondi, ricordava le origini normanne, le sue chiare virtù militari, vissute con limpido e convinto impegno sino alla fine, lo accomunavano alle tradizioni militari più schiette dei tempi della Roma repubblicana. Ma forse ciò che più colpiva, e talvolta metteva a disagio chi gli stava vicino, per servizio o per amicizia, era la sua incommensurabile generosità, la sua permanente disponibilità, la sua innata regalità nelle relazioni umane, la sua gioia di vivere, che ricordavano le più elette qualità dei sovrani mori delle civiltà mediterranee. Dopo aver ricordato qual era stato il contributo del Generale nella sua veste di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito all’ormai inevitabile mutazione verso l’Esercito di professionisti, ho ringraziato le persone venute a testimoniargli il loro affetto, ed in particolare il rappresentante ufficiale dell’Esercito francese, sottolineando quanto il Generale fosse legato da particolari vincoli di amicizia e stima verso le Autorità militari francesi e verso la Nazione che lo aveva ospitato sino al suo decesso. Infine, rivolgendomi alla Signora Canino, ho tenuto ad assicurarla che non sarebbe rimasta sola con il suo dolore, e che a Parigi come a Roma sarebbe stato messo in opera tutto quanto necessario per starLe vicini, non solo per seguire il disbrigo di tutte le formalità burocratiche ed altro conseguenti al decesso di suo marito, ma promettendole il nostro continuo pensiero per lei, da Roma come da Parigi.
Dopo la benedizione della salma, il feretro è partito immediatamente per l’aeroporto di Parigi, accompagnato dall’Addetto Militare. Sul sagrato della chiesa, abbiamo salutato la Monique, commossa e sofferente ma visivamente toccata dalla sentita partecipazione di tutti gli intervenuti.
Il “rompete le righe” tra i militari è avvenuto in loco dopo la partenza del feretro.

3. Conclusione
    Carissimi amici, spero di aver assolto il mio compito in maniera chiara. Ovviamente mi sono giunti gli echi della cerimonia funebre di Altofonte che, immancabilmente, ha avuto un tutt’altro tenore, come peraltro aveva accuratamente pianificato da anni il nostro bravo Goffredo, prevedendone con la solita cura i minimi particolari
Con Lui abbiamo sicuramente perso un Uomo dalla Signorilità esemplare, virtù oggi sempre più rarefatta……
Un carissimo, rispettoso ed affettuoso saluto a tutti gli Anziani del 14° Corso!

Gen.C.A. (ris.) Antonio LOMBARDO