10 ÷ 14 giugno 2009 - Il Cinquantennale della Stelletta
Il discorso del Gen. C.A. (ris) Bruno ZOLDAN, Capocorso del 14° Corso


Per prima cosa rivolgo il mio più cordiale saluto a tutti i presenti, un saluto particolarmente affettuoso ai miei colleghi del 14° corso ed ai loro familiari che hanno voluto fortemente questo raduno e che sono qui convenuti, dopo mezzo secolo, da tutta Italia.
Ricordiamo i 60 colleghi che non ci sono più: ad essi va il nostro commosso e deferente saluto.
Un sentito ringraziamento al Gen.C.A. Giuseppe Maggi, comandante della Scuola di Applicazione e dell'Istituto di Studi Militari dell'Esercito, per l'accoglienza calorosa che egli ed i suoi collaboratori hanno voluto riservarci.
Due anni or sono abbiamo celebrato presso l'Accademia Mlitare di Modena i 50 anni di vita militare; oggi celebriamo qui, a Torino, presso la Scuola di Applicazione, i 50 anni dalla nostra nomina a sottotenente. Sono due atti diversi, nel tempo ma anche forse nel contenuto.
A Modena c'era tutto il 14° corso, a Torino mancavano, 50 anni fa, i sottotenenti dei carabinieri, di commissariato, di amministrazione e del corpo automobilistico.
Alcuni di questi sono qui presenti, a testimonianza della loro totale adesione ai valori spirituali del 14° corso.
Inoltre in Accademia eravamo effettivamente un solo blocco mentre qui alla Scuola di Applicazione eravamo suddivisi per arma, con differenze di studi, di attività e di inquadramento.
Ma inoltre e soprattutto, a Modena vivevamo chiusi nel palazzo mentre qui a Torino vivevamo una libertà che possiamo dire vigilata.
Per tutto questo, il cinquantennale di Modena è stato un raduno che si può dire in armi, molto sentito in quanto a ricordo di un periodo più sofferto.
Questo è invece un raduno che possiamo definire più leggero, più sbarazzino, seduti in aula, a ricordo dei due anni trascorsi a Torino, anni non confrontabili per rigore e difficoltà di vita a quelli di Modena, al punto tale che alcuni di noi hanno potuto incontrare qui, a Torino, la compagna della loro vita; un periodo che però ha consolidato la nostra scelta di vita ed ha dimostrato la validità della nostra preparazione accademica.
Ora, per celebrare il cinquantennale della stelletta , potrei ripetere quanto già detto a Modena due anni fa nel celebrare il cinquantennale di vita militare richiamo solo alcuni punti di quel discorso a favore soprattutto degli ufficiali frequentatori della Scuola di Applicazione e dell'Istituto di Studi Militari .
1959, mezzo secolo fa, cinquanta anni dalla nomina ad ufficiale e molti di questi anni sono stati trascorsi in servizio, dedicati all'esercito, ponendo talvolta in secondo piano i nostri affetti familiari ed i nostri interessi personali cinquanta anni che comunque ricordiamo con serenità, appagati del nostro lavoro felici delle nostre scelte, ricchi purtroppo soprattutto di soddisfazioni morali
E se oggi ci troviamo qui è perché i valori che ci hanno spinto a diventare ufficiali 50 anni fa, sono valori forti, che si sono sempre più consolidati nel tempo.
Essi possono essere sintetizzati nell'amor di patria o , con parole più semplici, nell' amore per la propria terra e per la sua gente, nel convinto rispetto della nostra storia , delle nostre tradizioni e delle istituzioni, nel riconoscimento del primato dell'eguaglianza, della giustizia, della democrazia e non ultimo della libertà, nelle sue diverse forme, ma sempre nella doverosa osservanza delle leggi specie di quelle che minoranze troppo spesso prepotenti sono portate a violare.
E questi valori che Modena aveva plasmato, Torino ha consolidato facendo sì che diventassero il nostro credo, credo che noi del 14° Corso lasciamo ora a voi giovani ufficiali come nostro testamento.
Quando il 14° Corso era a Torino negli anni 1959-1961, si era nel pieno della guerra fredda e le forze armate italiane, inquadrate nella Nato, avevano soprattutto il compito di difendere l'Italia dal pericolo che veniva da est. L'esercito era costituito nella quasi totalità da giovani coscritti che dovevano dedicare una parte dei loro 20 anni al servizio militare e che noi ufficiali di carriera dovevamo educare al senso del dovere ed al senso dello stato, addestrandoli alla difesa in armi dell'Italia; un'impresa non facile, specie dopo il 1968, quando frange estremiste di sinistra e schegge cattoliche manifestavano faziosamente contro le forze armate.
Ora fortunatamente la grande maggioranza degli italiani guarda con simpatia alle sue forze armate. Ed io questo auguro a voi giovani ufficiali del 186° Corso; che gli italiani sentano l'esercito come una parte di loro stessi, la parte più viva e qualificante, così come ogni paese del mondo libero. E ciò è particolarmente vero ora in cui incombe la minaccia terroristica internazionale. che non ammette debolezze e non consente soste e può colpire ogni giorno qualsiasi inerme cittadino).
Mi auguro che le istituzioni comprendano come l' esercito abbia bisogno di mezzi all'avanguardia e di un intenso e mai ridotto addestramento ricordando sempre che la prima risorsa, la prima arma dell'esercito è l'uomo e che un soldato non ghettizzato e con. accettabili prospettive di vita è la condizione irrinunciabile per avere un buon esercito ed un numero adeguato in quantità e qualità di aspiranti volontari.
E voi giovani ufficiali del 186° Corso dovete cercare sempre di migliorarvi perché questo è il modo più efficace per avere la stima dei nostri concittadini e ricordatevi che ogni vostra azione, ogni vostro comportamento viene considerato dagli italiani come fosse proprio di tutti i militari. Chiunque di noi, chiunque di voi si comporta bene apporta onore all'esercito, chiunque di noi, chiunque di voi pecca determina giudizi negativi su tutta la forza armata.
E ciò vale particolarmente ora in cui voi, dopo la caduta del Muro di Berlino e la costituzione di un esercito di soli volontari, reso più completo dalla presenza femminile, dovrete addestrare ed impiegare, ripeto impiegare, altri giovani che come voi hanno scelto la professione militare.
E voi, per il grado posseduto e perché il primo dovere di un comandante è l'esempio, voi, proprio voi, dovrete essere, istante dopo istante, in servizio e fuori servizio, il modello concreto a cui questi giovani volontari potranno e dovranno fare riferimento.
E ciò vale specialmente quando, impegnati in nome dell'Italia al di fuori del territorio nazionale, vi potrete trovare in situazioni più difficili di quelle normali, situazioni in cui vi può essere richiesto, come purtroppo è già avvenuto, anche il sacrificio della vita .
Voi ufficiali di oggi avrete poi, da un punto di vista degli affetti, tempi più difficili di quelli vissuti dagli ufficiali del 14° Corso, in quanto più numerosi e più prolungati saranno i vostri periodi di lontananza dalla vostra famiglia per servizi all'estero.
I vostri partner avranno quasi tutti una attività lavorativa extrafamiglia e per entrambi i genitori sarà pesante la responsabilità di crescere ed educare i figli.
Ricordatevi che la vita dell'ufficiale non facilita la vita coniugale e che solo una donna od un uomo che possieda i vostri stessi sentimenti e si richiami ai vostri stessi valori potrà superare le inevitabili difficoltà della vita in comune.
Carissimi amici del 14° corso, un abbraccio a tutti voi, un abbraccio a ciascuno di voi.
Un saluto particolare agli ufficiali del 186° Corso ed agli altri ufficiali frequentatori dei corsi dell'Istituto di Studi Militari con l'augurio più sentito di un futuro ricco di soddisfazioni e successi più di quanto lo sia stato per il 14° Corso; e ciò avverrà sicuramente perchè la vostra attuale e dura preparazione ed il vostro tenace e futuro impegno non potranno non ottenere quanto meno la considerazione e la riconoscenza del popolo italiano.
A tutti i presenti il mio fervido saluto ed il mio sincero grazie.